La vetrina conserva i reperti recuperati nelle esplorazioni e negli scavi condotti da Giuseppe Scarabelli e da altri amici studiosi dal 1865 al 1870 nella grotta del re Tiberio, una galleria carsica che si apre tra i banchi della Vena del Gesso Romagnola. I reperti disposti in ordine stratigrafico discendente, dai più recenti ai più antichi, ricostruiscono la storia della grotta. In alto compaiono ceramiche e monete medievali, reperti di età romana e materiali dell’età del ferro tra cui due bronzetti di V e IV secolo a.C. b, questi ultimi interpretabili come offerte votive. La grotta fu considerata come luogo sacro dalle popolazioni italiche di ceppo umbro che tra VI e V secolo a. C. si stanziarono in Romagna, al culto erano destinate anche le coppette a e e i numerosissimi vasetti miniaturistici c d forse utilizzati per deporre offerte rituali.
Nei ripiani inferiori sono distribuiti reperti più antichi, databili all’età del bronzo e all’età del rame. Negli strati più profondi della grotta lo stesso Scarabelli aveva trovato un osso umano, interpretabile anche alla luce di recenti indagini come il resto di una sepoltura eneolitica, una della tante poi scoperte dagli scavi successivi.